Fintech, a che punto siamo?
1 giugno 2022
Cresce il Fintech e, con esso, anche la fiducia delle Pmi italiane nei confronti di questo canale di accesso al credito alternativo rispetto a quello delle banche ordinarie. A dirlo è l’indagine trimestrale di ItaliaFintech, l’associazione nazionale che raggruppa gli operatori italiani del Fintech, che ha analizzato i dati del primo trimestre 2022 degli associati attivi nel finanziamento, a medio e lungo termine, di imprese nel nostro Paese. È emerso che nel primo trimestre di quest’anno sono stati 1,1 i miliardi di euro di finanziamenti erogati attraverso il canale del Fintech, pari a 4,7 volte in più rispetto ai mesi gennaio-marzo 2020. Netto anche l’incremento del numero delle aziende finanziate (4,4 volte rispetto a gennaio-marzo 2020), che nel primo trimestre dell’anno sono passate da 676 nel 2020 a 2.987 nel 2022.
Analizzano questo scenario Simone Papini, uno dei nostri Credit Broker, e Barbara Invernizzi, Head of Sales di October, tra i principali operatori del comparto lending, con il quale abbiamo stretto una partnership nel 2018, certi, già allora, che la finanza avrebbe battuto in modo sempre più deciso la via dell’innovazione tecnologica.
Gli accadimenti degli ultimi due anni hanno inciso in modo significativo sullo stato attuale di salute delle imprese italiane, messe in ginocchio dalle conseguenze portate dall’emergenza sanitaria e, di recente, dallo scoppio della guerra in Ucraina.
L’esigenza di liquidità è oggi il principale motore che spinge gli imprenditori a chiedere un finanziamento, come spiega Barbara Invernizzi, che pone l'accento sul processo di digital transformation: "Rispetto a precedenti esigenze legate, ad esempio, alla necessità di ampliare i locali o acquistare nuovi macchinari, nell’ultimo biennio la motivazione principale di finanziamento è stata quella di ottenere la necessaria liquidità per lanciare un e-commerce o convertire i propri processi produttivi in chiave digitale. Il 2021 ha sancito l’evoluzione delle Pmi italiane verso la digitalizzazione: secondo il DESI (Digital Economy Society Index), l’Italia è salita in un solo anno di cinque posizioni rispetto alla classifica totale europea (dalla venticinquesima alla ventesima)”.
Erogazione di liquidità in tempi rapidi: a questa esigenza rispondono in modo efficace le piattaforme online, che si stanno conquistando rapidamente la fiducia delle imprese italiane: “Le realtà tradizionali stanno rallentando l’erogazione di finanziamenti, diventando sempre più selettive e prestando sempre maggiore attenzione al rating bancario del richiedente, che è inevitabilmente peggiorato – afferma Simone Papini - Si sono così creati margini per l’avanzata delle soluzioni digitali, con la loro indubbia velocità di risposta e la poca burocrazia necessaria. Due plus per i quali le imprese sono disposte a pagare tassi più alti”.
Gli operatori fintech hanno un approccio creditizio meno severo e offrono soluzioni tagliate su misura delle esigenze delle piccole e medie imprese. “Nonostante il peggioramento degli indici di bilancio, questi player rispondono anche alle richieste di realtà provenienti da settori tra i più penalizzati dalla crisi globale di questi anni, come quello dell’edilizia e dell’horeca”, prosegue Papini. A tali settori si aggiungono quelli energivori: “Le industrie metallurgica, chimica, della ceramica e del vetro, oltre al comparto dei mezzi di trasporto, sono tra quelle che hanno subito le ripercussioni più pesanti legate alla situazione in Ucraina, in uno scenario economico già fortemente provato” nota Barbara Invernizzi.
La strategia della diversificazione e l’importanza delle partnership per la ripresa
A tendere le domande di finanziamento delle imprese nel nostro Paese saranno dunque sempre più orientate al digitale: “La diversificazione degli strumenti finanziari rappresenta in questo momento una scelta vincente per dare sostegno alle aziende e favorirne lo sviluppo – afferma Simone Papini - L’Italia, come la Spagna, storicamente è un mercato che tende a fare impresa con debito finanziario e, per questo motivo, il nostro Paese sarà un terreno prospero per il loro sviluppo”.
Dello stesso avviso anche Barbara Invernizzi che sottolinea l’importanza strategica, anche in chiave di ripresa, delle partnership tra operatori, proprio come quella di lunga data tra October e il nostro Gruppo. “L’aumento del numero di finanziamenti erogati da operatori del Fintech è dovuto anche alla collaborazione con attori tradizionali che, fin dagli albori, hanno creduto nella tecnologia applicata alla finanza, diversificando la propria strategia commerciale. October opera in Francia, Spagna, Olanda e Germania e, anche in questi Paesi, abbiamo registrato sia un aumento delle richieste di finanziamento sia un’intensificazione del numero di collaborazioni”.