Il nuovo rialzo dei tassi di interesse
3 febbraio 2023
A poche ore di distanza dalla decisione della Fed, la BCE ha alzato ancora i tassi di interesse, mettendo a segno il quinto rialzo consecutivo.
Che conseguenze avrà sulle PMI italiane l’ aumento del tassodiinteresse sulle operazioni di rifinanziamento e sui depositi presso la banca centrale (ai massimi dal 2008)? Condividiamo il pensiero di Emilio Panzeri sul punto.
"In questi ultimi mesi e settimane, le PMI italiane, spina dorsale del nostro paese, hanno un problema in più nella loro gestione.
L’inflazione che è galoppata, raggiungendo negli ultimi mesi livelli mai visti negli ultimi tre anni, ha obbligato le Banche Centrali (FED statunitense e la BCE europea) a correre ai ripari alzando i tassi di rifinanziamento con lo scopo di raffreddarla.
Di seguito alcuni dati:
- L’inflazione attesa in Italia secondo l’Istat a gennaio 2023 è pari a 10,1 % rispetto al precedente 11,6 %, sempre comunque alta (chiaramente su base annua);
- Stati Uniti: sempre alta anche se il dato è più basso degli ultimi 14 mesi;
- La FED aumenta di 0,25 basis point i tassi di riferimento e ieri, subito dopo, la BCE, aumenta di 50 basis point. Il consiglio direttivo di BCE, inoltre, ha anticipato di voler alzare i tassi di interesse di ulteriori 50 basis point nel direttivo di marzo.
A questo punto, caliamoci all’interno delle imprese, soprattutto nelle piccole e medie, che di norma non sono strutturate per avere al proprio interno una gestione finanziaria ed amministrativa (o per lo meno non dispongono di risorse a ciò dedicate).
Negli ultimi anni, caratterizzati da un susseguirsi di eventi rilevanti (pandemia nel 2020, ripresa post pandemica nel 2021, crisi energetica nel 2022), è avvenuto che il sistema bancario italiano, a fronte di importanti garanzie concesse dalle istituzioni governative italiane, ha erogato decine di miliardi di Euro, quasi “drogando” il mercato.
Le imprese che hanno concluso operazioni di finanziamento a tasso fisso posso stare tranquille, mentre quelle che hanno optato per un tasso indicizzato, si trovano aumentato il debito residuo di 3 o 4 punti: questo è il vero problema che le imprese italiane dovranno affrontare nei prossimi mesi.
Non solo, i costi per la provvista finanziaria destinata ai nuovi investimenti (nelle varie forme di chirografario, ipotecario, locazioni finanziarie) hanno raggiunto livelli mai visti negli ultimi anni: siamo passati da tassi 0 o a prefisso telefonico, a tassi ormai del 4-5-6 % in maniera repentina.
Sicuramente questo impatterà in maniera significativa sugli investimenti programmati dalle imprese, soprattutto in quelle che hanno un Ebitda molto basso.
Si consideri anche che, al di là della presenza dei fondi PNRR, per il nostro paese stanno diminuendo gli effetti del credito di imposta 4.0. Questo, secondo il mio parere, e secondo quello di altri, porterà ad un rallentamento del PIL e, di conseguenza, alla perdita di posti di lavoro.
Il problema tassi sta diventando molto importate e sarà da seguire bene in questi mesi, soprattutto con riferimento alle piccole e medie imprese che molto spesso non hanno una sana programmazione finanziaria ed amministrativa anche perché prive di personale a ciò dedicato".
Emilio Panzeri