Transizione 5.0: incrementare la competitività
13 dicembre 2024
Il presente testo è stato redatto sulla base dell'articolo “Transizione 5.0 - Le aziende italiane devono recuperare nella digitalizzazione, transizione green e formazione del personale. I dati del fenomeno e gli strumenti per migliorare” pubblicato su Il sole 24 Ore il 2 dicembre 2024.
Incrementare la competitività: la priorità dell'Unione Europea
Negli ultimi anni, l'Unione Europea ha puntato sulla competitività. I rapporti Letta e Draghi hanno evidenziato il rischio che l'Europa rimanga indietro rispetto a Stati Uniti e Cina senza una strategia industriale comune.
Il report "The future of European competitiveness" dell'ex presidente della BCE, Mario Draghi, rileva che il divario tra l'UE e gli USA in termini di PIL ai prezzi del 2015 è raddoppiato negli ultimi due decenni. La causa principale di questa divergenza è la crescita inferiore della produttività registrata nell'UE rispetto agli Stati Uniti.
Questa situazione è particolarmente rilevante per l'Italia, che ha sperimentato una stagnazione della produttività dall'inizio del millennio. Nel nostro Paese, la produttività reale per ora lavorata è aumentata solo del 2% dal 2000, mentre in Germania, Spagna e Francia i tassi di crescita sono stati superiori al 10%.
Non tutti i settori seguono questo trend: il settore manifatturiero ha aumentato la produttività del 20% negli ultimi due decenni. Tuttavia, come indicato nel report Draghi, l'industria manifatturiera europea affronta una domanda estera più debole, soprattutto dalla Cina, e maggiore concorrenza dalle imprese cinesi. La quota di settori con concorrenza diretta dalle imprese cinesi è ora vicina al 40%, rispetto al 25% del 2002.
Il tema è particolarmente sensibile per l'Italia, considerata la sua alta vocazione all'export, che la colloca al sesto posto nella graduatoria dei principali Paesi esportatori mondiali di merci.
Il Piano Transizione 5.0
Per affrontare queste sfide che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha promosso il Piano Transizione 5.0, che mira a rilanciare la competitività delle aziende italiane attraverso tre pilastri fondamentali: digitalizzazione, transizione green e formazione del personale.
Il Piano introduce un credito d’imposta proporzionale alla spesa sostenuta e alla riduzione dei consumi per i nuovi investimenti effettuati tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025, nell'ambito di progetti di innovazione che comportano una riduzione dei consumi energetici. La riduzione dei consumi della struttura produttiva dovrà essere non inferiore al 3%, o, in alternativa, è richiesta una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento non inferiore al 5%.
Tra i beni oggetto di agevolazioni rientrano:
- Software, sistemi, piattaforme o applicazioni per l'intelligenza degli impianti che garantiscono il monitoraggio continuo e la visualizzazione dei consumi energetici e dell'energia autoprodotta.
- Beni materiali nuovi strumentali all’esercizio d’impresa finalizzati all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo, a eccezione delle biomasse.
- Spese per la formazione del personale nell’ambito di competenze utili alla transizione dei processi produttivi (nel limite del 10% degli investimenti effettuati nei beni strumentali e nel limite massimo di 300 mila euro).
Utilizzo di Tecnologie di Intelligenza Artificiale nelle Aziende
In Italia, soltanto una impresa su venti integra nella propria operatività applicazioni basate sull'intelligenza artificiale. Questo dato colloca il Paese tra le ultime dieci posizioni a livello dell'Unione Europea. È imperativo invertire questa tendenza per sfruttare appieno il potenziale della tecnologia nell'ottimizzazione dei consumi energetici e nell'incremento della produttività.
Secondo quanto scritto da Draghi nel suo report, la principale ragione per cui la produttività dell'UE ha preso una direzione diversa rispetto a quella degli Stati Uniti a metà degli anni '90, è stata l'incapacità di sfruttare la prima rivoluzione digitale legata all'avvento di Internet. Ad esempio, sette delle prime dieci aziende tecnologiche del mondo per capitalizzazione di mercato sono statunitensi. Allargando la classifica alla top 100, si trovano solo dieci aziende europee, nessuna delle quali è italiana.
Come evidenziato nel European Innovation Scoreboard della Commissione Europea, l'ecosistema tecnologico italiano si avvale di piccole e medie imprese particolarmente attive nell'introduzione di innovazioni tecnologiche di prodotto. Tuttavia, risente di un mercato dei capitali di rischio non sufficientemente sviluppato e di bassi livelli di investimento in ricerca e sviluppo. Pertanto, incentivi agli investimenti in software e applicazioni per l'intelligenza degli impianti rappresentano un'opportunità significativa per colmare le lacune menzionate e rilanciare la produttività.
Andamento storico del Prezzo Unico Nazionale
Un elemento fondamentale nel determinare uno svantaggio competitivo per le aziende dell'UE rispetto ai concorrenti extra-europei è il costo energetico. Sebbene i prezzi dell'energia in Europa siano diminuiti considerevolmente rispetto ai picchi dell'estate 2022, restano tuttavia 2-3 volte superiori a quelli degli Stati Uniti.
L'Italia si trova in una posizione di ulteriore svantaggio rispetto agli altri Stati membri. Nel nostro Paese, il prezzo dell'elettricità all'ingrosso, noto come PUN (Prezzo Unico Nazionale), ha raggiunto nel 2024 una media superiore a 100 euro per MWh, risultando del 50% superiore al prezzo medio tedesco e circa il doppio rispetto a quello francese.
Tuttavia, un dato positivo emerge dall'intensità energetica italiana, la quale rappresenta un'approssimazione dell'efficienza energetica dell'economia nazionale misurando la quantità di energia necessaria per produrre un'unità di PIL. L'Italia vanta la migliore intensità energetica tra le grandi economie europee.
Pertanto, continuare a migliorare l'efficienza energetica e incrementare l'utilizzo di fonti rinnovabili da parte delle aziende italiane non solo rappresenta una priorità per le sue esternalità positive legate alla sostenibilità, ma consente anche significativi risparmi sui costi.
Quota di imprese manifatturiere che segnala la carenza di manodopera come ostacolo alla produzione
Un ruolo competitivo nella transizione digitale e verde richiede competenze e occupati adeguati. Tuttavia, l'Europa mostra una vulnerabilità evidente: secondo i Population Prospects delle Nazioni Unite, la forza lavoro nell'UE diminuirà di due milioni all'anno nei prossimi due decenni.
Le prospettive demografiche sono ancora peggiori per l'Italia. Le proiezioni di Adapt indicano che la popolazione attiva, già ridotta di due milioni nell'ultima decade, potrebbe diminuire di altri tre milioni entro il 2040.
Le aziende italiane stanno affrontando crescenti difficoltà. Dall'inizio del 2021, la percentuale di imprese manifatturiere che segnala la mancanza di manodopera come ostacolo è quadruplicata.
La parola al nostro esperto
"Investimenti 5.0 per la formazione del personale - spiega Ennio Manzi, Responsabile delle business unit Servizi ESG e Sostenibilità e Finanza Agevolata di Italfinance -, per quanto non possano essere l’unica cura a un equilibrio demografico precario, rappresentano quindi una necessità condivisa nel tessuto produttivo comunitario e italiano.
Il tessuto produttivo deve quindi innovare per garantire che il rilancio della produttività non rimanga solo un argomento teorico nei report europei."