Donne e Finanza, a che punto siamo?
8 marzo 2020
"Voglio scusarmi con tutte le donne
che ho definito belle
prima di definirle intelligenti o coraggiose
scusate se ho fatto figurare
le vostre semplicissime qualità innate
come le prime di cui andar fiere quando il vostro
spirito ha sbriciolato montagne
d’ora in poi dirò come
siete resilienti o siete straordinarie
non perché non vi ritenga belle
ma perché siete ben più di questo"
(Rupi Kaur)
Quella che hai appena letto è una poesia che la ventisettenne Rupi Kaur, poetessa canadese di origine indiana, ha dedicato tempo fa a tutte le donne. Quale giorno più adatto per riprendere in mano questi versi se non l’8 marzo, la Festa della donna? Più precisamente, oggi è la Giornata internazionale dei diritti della donna, ricorrenza istituita nel lontano 1922 per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche del genere femminile, ma anche le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e continuano a essere ancora oggetto in quasi tutto il mondo.
Combattere la disuguaglianza di genere a sostegno delle donne è un tema molto caro anche nel mondo finanziario ed è una delle prime mission che l’ENM - Ente Nazionale per il Microcredito - si è prefissato a sostegno dell’autoimprenditorialità femminile. Già, perché nonostante si siano compiuti grossi passi avanti per raggiungere la parità di genere, la condizione della donna, specie in ambito economico e relativamente all’avviamento e alla gestione di un’impresa, è ancora subalterna a figure famigliari e maschili.
Nel corso degli anni sono stati diversi i programmi di supporto e promozione della cultura microfinanziaria in rosa promossi dall’ENM, ma le criticità nell’ambito dell’autoimpiego femminile continuano a essere notevoli.
Osservando i dati relativi alle attività di microcredito nel triennio 2016-2018 degli istituti bancari convenzionati con l’ENM, si registra un erogato pari a € 47.291.633,07, per un importo medio pari a € 23.200. Di questi finanziamenti, il 43,44% è stato concesso a richieste di microimprese femminili, di cui:
- il 63,24% rappresentato da ditte individuali o liberi professionisti
- il 29,98% da S.r.l.s.
- in misura molto contenuta da altre forme giuridiche ammissibili al Microcredito.
Come mai?
La causa principale è da ricercarsi soprattutto nella scarsa educazione finanziaria delle donne, inserite in un sistema di accesso al credito caratterizzato da eccessiva burocratizzazione e in mancanza di competenze che garantiscano la possibilità di autoimprenditorialità rosa.
Inoltre, secondo una ricerca Episteme sulle donne e la gestione economica delle famiglie, il 48% delle italiane che hanno studiato ma non sono andate oltre la maturità non ha un conto corrente personale. In particolare:
- quasi il 40% delle donne tra i 25 e i 44 anni dipende economicamente da qualcuno
- il 30% delle donne tra i 45 e i 54 anni non possiede un reddito personale
- quasi il 40% delle donne tra i 55 e i 64 anni non gode di nessuna autonomia - oltre 4 donne su 10 che abitano nel Sud o nelle isole, e quasi 3 donne su 10 che abitano in zone molto più ricche come il Nord Est (27%) o il Nord Ovest (31%).
Va decisamente meglio, invece, per quasi l’80% delle donne laureate di età tra i 25 e i 44 anni, che vanta un reddito personale e riesce quindi a studiare e a godere di una propria autonomia. Solo il 17% di coloro che appartengono a questa fascia d’età, infatti, non ha alcun conto o, se lo ha, non può gestirlo autonomamente.
In questo contesto, l’Italia ha scelto il microcredito come possibilità di superamento delle forme di esclusione sociale e finanziaria delle donne a partire dall’idea di Microcredito di Muhammad Yunus, che ha permesso ai Paesi in via di sviluppo di compiere un grande balzo in avanti nell’uguaglianza di genere e nella lotta alla povertà, ma anche per la sua facilità di impiego, trattasi di uno strumento senza vincoli di età e concesso senza garanzie reali.
Tuttavia, alla luce dei dati appena analizzati, c’è ancora tanto da fare. Prima di offrire il microcredito quale strumento a sostegno dell’imprenditorialità femminile, è necessario adottare misure più efficaci per la promozione dell’educazione finanziaria femminile, invitando le donne a frequentare corsi di educazione alla finanza, e sostenere poi le loro idee attraverso gli strumenti della microfinanza utili a creare un’attività di impresa o, nel caso dei Paesi in via di sviluppo, a uscire dalla povertà più assoluta.
W le donne!
