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Finanza per tutti

La questione dei dazi commerciali

3 aprile 2025

 

L’argomento d’attualità, comprensibilmente, è l’incombente guerra dei dazi.  

Abbiamo chiesto un parere a Nicola Carboni, responsabile della divisione Finanza Internazionale di Italfinance, che si occupa da quarant’anni di commercio e finanzia internazionale, avendo operato per industrie, banche e governi.

Partiamo da una domanda basilare: chi paga i dazi all’importazione?

Dipende dai termini di resa: tra la dozzina di Incoterms correnti, ovvero di modalità di ripartizione di costi e responsabilità nelle spedizioni, il pagamento dei dazi è prevalentemente a carico dell’importatore, e solamente in un caso (DDP - Delivery Duty Paid) a carico dell’esportatore. 

Secondo recenti studi, la percentuale di DDP sul totale dei commerci incide tra il 5 ed il 10%. Unica eccezione è il comparto cosiddetto B2C (ovvero le vendite online destinate a consumatori) in cui l’adozione del DDP ammonta al 30-40% del totale.

Quindi, salvo che l’applicazione dei dazi non comporti una revisione dei prezzi di vendita, cosa assai improbabile almeno in termini rilevanti, ne consegue che nel 90-95% dei casi sarà l’importatore a sostenerne gli oneri. 

Pertanto, le principali conseguenze dell’applicazione di dazi sono inflazione e/o contrazione dei consumi nel Paese che ha applicato i dazi.  

Per quanto invece riguarda gli effetti nei Paesi di origine delle merci colpite da dazi imposti da altri Paesi, è prevedibile incorrere in una contrazione della domanda per le proprie merci, innescando una fase recessiva.

Considerando che, per ragioni geopolitiche sulle quali non disquisiamo in questa sede, è pressoché inevitabile che a dazi non si risponda con reciprocità, gli effetti suddetti si riscontreranno in ciascun Paese coinvolto da tale guerra commerciale.

Laddove la bilancia commerciale è negativa, ovvero prevalgono le importazioni, si riscontrerà maggiormente inflazione e/o contrazione dei consumi, mentre laddove è positiva, ovvero dove prevalgono le esportazioni, prevarrà un effetto recessivo.  

 

Quali possono essere i suggerimenti in vista di questo scenario? 

All’aumentare di rischi ed incertezze, le aziende dovrebbero minimizzarli attualizzando un costo di copertura.

L’adozione di polizze assicurative commerciali è sicuramente consigliabile: ad esempio esistono polizze che tutelano i rischi di produzione a fronte di revoca di commessa.  Altresì esistono strumenti di copertura dei rischi finanziari di cambio valuta a termine, sia in acquisto che in vendita.

Al venir meno di un mercato specifico, cresce la necessità di trovare nuovi sbocchi commerciali per le proprie merci. E vi sono strumenti, anche agevolati, per finanziare gli oneri conseguenti all’apertura di nuovi mercati.

Inoltre, l’internazionalizzazione dei processi produttivi e distributivi è un vaso comunicante con i commerci internazionali: al limitarsi dell’uno assistiamo all’incremento dell’altro. Sicuramente la globalizzazione dei processi economici non andrà a ridursi, bensì dovrà semplicemente adattarsi ma sempre nell’ambito della sua inarrestabilità.

Quale chiosa, il suggerimento è d’avvalersi di consulenti professionali: un marinaio navigato è utile al Comandante della nave soprattutto in tempi di burrasca. E, ahimè, la tempesta sta arrivando.

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